Sentieri delle colline di Rezzato e di Virle

  • sentiero della rasa
  • sentiero della valle di Virle
  • sentiero della storia
  • sentiero dei fiori

Il mostasù

Salendo lungo il sentiero della rasa (n°1) ad un certo punto, sulla sinistra si incontra il “mostasù (faccione) detto anche “deaulì” (diavoletto).
Si tratta  di una faccia barbuta incisa nella roccia, probabilmente un addetto al trasporto delle pietre, che venivano portate a valle con i carri frenati, che aveva avuto un incidente mortale.
I compagni di lavoro ne avevano rozzamente inciso i lineamenti per ricordarlo.
Probabilmente il luogo era un punto di sosta, infatti sulla pietra sono anche incise della date: 1640 e1798 e dal lato opposto del sentiero è stato costruito un muro a secco, opere che hanno richiesto del tempo. Alla base della roccia poi si vede chiaramente il solco lasciato dal passaggio continuo dei  carri frenati.
I carri frenati erano carri carichi di pietre da costruzione (le abitazioni delle parti  più vecchie di Rezzato e Virle sono state costruite utilizzando pietra di corso) o blocchi d’opera.
Le ruote, cerchiate di ferro, erano “frenate” da stanghe di ferro o legno poste di traverso tra di esse  ed i buoi erano aggiogati dietro al carro in modo da frenarlo ulteriormente poiché le ruote, anche se ferme, in discesa scivolavano (da qui i solchi nelle pietre). In pianura le stanghe venivano rimosse e i buoi aggiogati davanti per trainare il carro, che doveva essere pesantissimo, fino al luogo convenuto.
E’ facile immaginare che l’operazione non fosse priva di rischi anche perché il fondo del sentiero, che era più largo di oggi,  era sconnesso e a volte  ripido come si può constatare percorrendolo.

Valle di Virle

                                                                          Foto Carlo Zanardelli

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L’immagine ritrae la fine del sentiero della lepre in valle di Virle. Il sentiero termina in una cava di piccole dimensioni  finalmente ricolonizzata da una serie di piante “pioniere”quali i carici, i pioppi sia bianchi che neri ed altri vegetali. In questo caso si nota anche  uno scotano.
Le piante pioniere sono così definite perché sono le prime ad attecchire sui  terreni degradati, nel caso di una cava dismessa il processo di colonizzazione è ancora più lento per la mancanza quasi totale di substrato terroso, la maggior parte del materiale occorrente alla crescita dei vegetali è affidata al vento  (terriccio e semi)   o alla decomposizione di alcune piante erbacee come appunto quelle del genere Bromi che sono  di solito tra i primi colonizzatori, o più raramente trasportate da animali (uccelli e mammiferi) che ne depositano al suolo i semi con gli escrementi.
Un’ulteriore selezione è operata dal riverbero e dal calore generato dal riscaldamento delle rocce, solo quando, malgrado tutto, la vegetazione aumenta la situazione tende a normalizzarsi.

                                                                    foto Tarcisio Piccinelli

 

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la stessa cosa si può osservare in quest’altra cava rinaturalizzata  situata nella valle di Virle percorrendo il sentiero numero 1.Le essenze sono più o meno le stesse anche se l’esposizione permette lo sviluppo di carpini e noccioli.