Uccelli

NIBBIO BRUNO

Il nibbio bruno (Milvus migrans Boddaert, 1783) è un uccello rapace della famiglia degli Accipitridi. È di gran lunga il rapace più diffuso al mondo.

Descrizione

Il nibbio bruno è grande 55 – 65 cm e ha una apertura alare di 140 – 150 cm. Il suo peso corporeo ammonta a circa 600 - 1.000 grammi. .Il nibbio bruno può arrivare all'età di 20 anni. Ha una coda biforcuta che tuttavia non è così incisiva come nel nibbio reale. La coda viene usata come timone. Il piumaggio è molto scuro e le punte delle ali sono di colore nero.

Distribuzione e habitat

Da marzo a ottobre il nibbio bruno si può incontrare in quasi tutta Europa. Preferisce paesaggi aperti con alberi nelle vicinanze di specchi d'acqua. Sverna in Africa subsahariana. Gli esemplari in Germania vengono stimati a circa 4.000 e in Europa a circa 88.000 coppie. Durante il soggiorno ai tropici si può trovare il nibbio bruno nei paesi e nelle città, mentre nelle Alpi lo si può trovare vicino agli specchi d'acqua e negli avvallamenti.

Alimentazione

Si nutre di pesci morti, piccoli uccelli, piccoli mammiferi, anfibi, rettili, insetti, carogne e rifiuti.

Riproduzione

Il tempo di covata è da aprile a giugno. Il nido viene costruito su vecchi alberi in un ambiente alto con rami secchi. Ha un diametro di 50 – 100 cm. Il mucchio per la covata viene ovattato con erba, fogliame, pelliccia e pelo. La femmina depone dalle due alle tre uova. Le uova vengono tenute in caldo soprattutto dalle femmine per 30 - 35 giorni. Ha uova molto grandi e bianche con pigmenti aranciati (importante). I giovani uccelli volano dopo 40 - 45 giorni. È lo stesso padre a insegnare al piccolo rapace a volare. I piccoli crescendo si allontanano dai genitori per andare a cercare la femmina e fondare una famiglia.

 

Codirosso spazzacamino

Il codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros (S.G.Gmelin, 1774)) è un piccolo uccello passeriforme che appartiene alla famiglia dei Musciapidi.

 Descrizione

La dimensione è quella di un passero. Il colore del maschio è grigio sul dorso, nero sulla gola, sulle guance e sul petto, la coda è rosso arancione e presenta una evidente macchia alare bianca. La femmina ha colori più smorzati tendenti al verde oliva, ma conserva la coda rossa.

Canto

Il richiamo è un tic persistente e spesso ripetuto. Il codirosso spazzacamino è un uccello territoriale.

Alimentazione

Il codirosso spazzacamino si nutre nei campi e negli abitati. Il suo regime alimentare è composto soprattutto da invertebrati. Durante l'autunno e l'inverno consuma anche bacche e piccoli frutti. Nelle zone costiere, dove frequenta le spiagge, si nutre anche di piccoli crostacei. Pur essendo diffidente verso l'uomo può accettare il cibo che gli viene offerto.

Riproduzione

È un animale monogamo. Il nido è costruito nella cavità fra le rocce e nelle abitazioni umane. La femmina deposita da 4 a 6 uova bianche. L'incubazione dura circa 13 giorni, è la femmina che cova. I due genitori nutrono i pulcini nel nido. L'involo avviene tra i 30 e i 35 giorni dalla nascita.

Distribuzione e habitat

È nidificante in tutta Europa, in Europa meridionale è stanziale, al più si sposta verso il piano nel periodo invernale, mentre le popolazioni dell'Europa centro-settentrionale sono migratrici. Non è presente in gran parte dell'arcipelago Britannico e in Scandinavia. In Italia vive nelle zone montuose e si sposta in pianura durante l'inverno.

Il suo habitat naturale è nelle zone rocciose di montagna (ma anche ad altitudini più basse), la specie si è adattata benissimo all'habitat urbano e si può avvistare facilmente nelle zone con meno traffico delle città come piccoli paesi, centri suburbani, zone industriali, ecc.

 

TORTORA DAL COLLARE ORIENTALE

La tortora dal collare  (Streptopelia decaocto Frivaldszky, 1838) è un uccello della famiglia dei Columbidae, originario dell'Asia, ma che nel XX secolo ha avuto una forte espansione in Europa.

Descrizione

La taglia media è di 32 cm di lunghezza, e 180 grammi di peso[senza fonte]. Il suo colore è il grigio-rosso o caffellatte, leggermente più scuro sul dorso; le ali hanno apice bruno scuro e in volo la coda appare bianca a base nera. Sul collo spicca uno stretto collarino nero.

Di forme più slanciate rispetto al piccione domestico (Columba livia), è molto simile alla tortora domestica (Streptopelia turtur). I sessi si assomigliano, ma i maschi sono più grandi.

Biologia

Questa specie ha delle abitudini diurne, gli individui non hanno molta paura dell'uomo e passano maggior parte del tempo appollaiati sugli alberi, visitano spesso i giardini con altri animali per cercare di mangiare qualcosa. Vivono bene con le altre specie di uccello come passeri e pettirosso.

Alimentazione

I semi sono la sua dieta di base, ma si nutre anche di frutta, erbe, insetti e altri piccoli invertebrati.

Riproduzione

Il periodo di riproduzione sarebbe tra marzo e settembre, ma può deporre tutto l'anno. Costruisce un rozzo nido di rami su alberi, ma a volte anche su manufatti (piloni metallici, impalcature, tettoie, ecc.). Vi depone 1-2 uova che cova 14-16 giorni; i giovani si involano a 17-22 giorni dalla schiusa. Possono essere allevate più nidiate all'anno (in clima alpino normalmente non più di tre).

Distribuzione e habitat

Originaria dell'Asia meridionale, la tortora dal collare orientale può essere incontrata in buona parte dell'Eurasia ed in Africa del nord; alcuni esemplari si sono visti anche in America del Nord. All'inizio del XX secolo la tortora dal collare orientale era presente in Europa soltanto all'estremo sud-est della Penisola balcanica. Successivamente ha ampliato in modo spettacolare il suo areale distributivo, colonizzando tutto il continente e raggiungendo in tappe successive la Scandinavia, le Isole britanniche e la Penisola Iberica. In Italia la prima riproduzione è stata segnalata nel 1947.

Il suo habitat preferenziale sono le zone aride e semi desertiche con zone alberate, ma sta avendo negli ultimi anni un notevole sviluppo nelle zone antropizzate, infatti è possibile vederla frequentare parchi e centri urbani.

                 PICCHIO MURATORE

Il picchio muratore (Sitta europaea Linnaeus, 1758) è un uccello passeriforme della Famiglia  Sittidae.

Descrizione

Misura circa 14 cm di lunghezza per 22-25 g di peso. Il piumaggio è vivace, grigio-blu sul capo, sul dorso, le ali e la coda, mentre l'addome è color arancio. Le guance e la gola sono bianche; una striscia nera attraversa gli occhi fino ad arrivare al becco anch'esso nero, lungo, appuntito e molto robusto. La coda e le zampe sono relativamente corte.

Diversamente dai picchi la coda non serve da sostegno.

Distribuzione e habitat

È diffuso in quasi tutta l'Europa centro-occidentale e meridionale, e in alcune zone del Nordafrica e del Medio-oriente. In Italia è diffuso ovunque, tranne che in Sardegna.
Vive nei boschi di latifoglie,sia in vecchi alberi che in boschi a ceduo (più difficilmente nei boschi di conifere), ma è anche possibile incontrarlo nei parchi, giardini e frutteti in prossimità dei centri abitati.

Biologia

Il volo non è rapido ma piuttosto leggero. La particolarità del picchio muratore consiste nell'arrampicarsi (anche a testa ingiù) sui tronchi degli alberi con rapide corse a spirale, aiutandosi con la coda.
È una specie stanziale.

Riproduzione

La riproduzione inizia ad aprile ed il nido viene costruito nelle cavità resistenti di alberi o muri oppure nelle d cassette nido.
Se il foro d'ingresso risulta essere troppo grande, il Picchio muratore lo riduce di dimensioni, applicando un impasto di fango e saliva che una volta secco risulta essere molto resistente (da cui deriva la seconda parte del suo nome).
La femmina depone 5-10 uova bianche con piccoli puntini rossastri, che vengono covate per circa 15 giorni.
I piccoli vengono allevati da entrambi i genitori fino alla completa autosufficienza, che in genere avviene dopo circa 24 giorni dalla dischiusa.

Alimentazione

Il picchio muratore è prevalentemente insettivoro durante la primavera e l'estate.
Per i restanti mesi si nutre di semi, noci, ghiande e frutta.
Le noci e le ghiande vengono aperte “picchiandole” con il becco, dopo averle incastrate nella corteccia degli alberi.
Per questo motivo è stato denominato picchio.

                           ALLOCCO

L'allocco (Strix aluco, Linnaeus 1758), è un uccello rapace della famiglia Strigidi.

Aspetti morfologici

Ha occhi neri, non possiede ciuffi auricolari, si mimetizza alla perfezione nel bosco che frequenta, il suo colore può sembrare la corteccia di un albero. La taglia è di 38 cm, il peso variabile ma non supera i 600 grammi. Il dimorfismo sessuale è caratterizzato dalle dimensioni maggiori della femmina, caratteristica comune agli Strigidi.

Distribuzione e habitat

Diffuso in tutta Italia, tranne che in Sardegna e apparentemente nella penisola salentina, e in gran parte dell'Europa, Asia e Africa del Nord. Strettamente legato agli ambienti forestali, si adatta facilmente anche agli ambienti agricoli e antropizzati, perfino i pieni centri storici di città di grandi e piccole dimensioni. Strettamente notturno al di fuori del periodo della riproduzione, durante l'allevamento dei piccoli è attivo anche al crepuscolo o in pieno giorno. Per il riposo utilizza posatoi su conifere, alberi coperti di edera, camini e anfratti nelle cascine o nei monumenti.

Alimentazione

Come per il gufo comune, i piccoli mammiferi sono il suo pasto preferito, in particolare i topi.

Riproduzione


L'incubazione dura un mese, l'involo dei pulcini avviene dopo 5 settimane dalla schiusa. PDepone mediamente 2-4 uova, ad intervalli non regolari (fa solo una covata). er l'autosufficienza occorrono 4 mesi.
Stato di conservazione

È specie protetta ai sensi della legge 157/92. Non globalmente minacciata. CITES II, SPEC 4. In incremento ovunque in Europa grazie alla protezione, al rimboschimento e alle sue capacità di adattamento agli ambienti antropizzati. In Italia, l'Allocco è diffuso dappertutto dalle coste marine sino a 1500–1800 m s.l.m. purché ci siano ambienti boschivi, anche degradati. Colonizza frequentemente i centri cittadini con aree monumentali e parchi (Pavia, Trento, Siena, Roma, Torino, Bergamo).Molto presente negli ambienti adatti nei comuni interessati al Sentiero del Carso bresciano . Popolazione stimata in Italia (45.000-70.000 coppie). Localmente molto abbondante . La mortalità da traffico veicolare è apparentemente minima, ma la specie è vulnerabile ai rodenticidi di nuova generazione.

                        PASSERA SCOPAIOLA

La passera scopaiola (Prunella modularis Linnaeus, 1758) è un uccello della famiglia   Prunellidae.

Biologia

E' un uccello di  14,5 cm, le combinazioni di bruno caldo e grigio scuro sono le migliori caratteristiche per riconoscerlo. Parti superiori bruno scuro striate di nero. Testa e collo grigio lavagna con vertice bruno, parti inferiori grigio lavagna con fianchi a strisce scure. Il becco sottile e scuro è caratteristico.

Si nutre sul terreno raramente lontano dal fitto della vegetazione, muovendosi con andatura lenta, strisciante, con le ali frequentemente scosse e solitamente solitaria.

La passera scopaiola presenta aspetti particolari nel comportamento riproduttivo che interessano la complessa struttura dei nuclei che gravitano attorno al nido.

Le femmine spesso si accoppiano con più maschi. Particolare importante del comportamento è quello che effettua il maschio che, prima dell'accoppiamento, colpisce in maniera delicata e ripetuta, con il proprio becco, la zona esterna dell'organo sessuale femminile. Ciò fa sì che, se la femmina si è da poco accoppiata con un altro maschio, essa estrometta il seme appena ricevuto cosicché l'attore ultimo possa sostituirvi il suo.

Habitat

Siepi, cespugli e boschetti.

Nidifica nei cespugli, nei sempreverdi e nelle cataste di legna.

                                FAGIANO

Il fagiano comune (Phasianus colchicus Linnaeus, 1758) è un uccello Galliforme della famiglia dei Fasianidi, sottofamiglia Fasianini.

Descrizione

Si tratta di un uccello di taglia medio-grande: lunghezza del maschio 70–80 cm, della femmina 60 cm; peso fino a 1800-1900 g. Le sue dimensioni sono pertanto paragonabili a quelle di un pollo domestico di media taglia.

I colori del piumaggio dei maschi, specie nelle aree in cui la specie è stata introdotta a scopo venatorio, presentano una spiccata variabilità individuale, dovuta all'introduzione contemporanea di individui di sottospecie diverse, alla liberazione dalla cattività di individui portatori di mutazioni e all'incrocio con specie affini, come il Fagiano verde (Phasianus versicolor). Ciò fa sì che non sia possibile ad oggi stilare un elenco delle sottospecie oggi esistenti, in quanto sono venuti meno i caratteri di isolamento geografico fondamentali ai fini della definizione del concetto stesso di sottospecie.

Ciò nonostante, gli ornitologi tendono generalmente a includere la maggior parte degli individui di questa specie in due gruppi fondamentali: il gruppo torquatus, originario della Cina e caratterizzato da un collarino bianco, e il gruppo colchicus, derivante dalle popolazioni della Depressione Caspica e già noto ai Romani che lo importarono in Europa circa 2000 anni fa.

Caratteristica comune a quasi tutti i maschi sono il capo e il collo verde scuro iridescente, la zona intorno all'occhio e le guance nude e caruncolose, con bargigli pendenti, e i due "cornetti" auricolari a mo' di orecchie, sporgenti orizzontalmente sul retro del capo. Il piumaggio del resto del corpo combina generalmente varie tonalità cromatiche, dal giallo ocra splendente al bruno-rame, spesso con orlature e spigature nere su ogni penna, che conferiscono disegni caratteristici; il groppone, a seconda del gruppo di appartenenza, può essere grigio-azzurrino (gruppo torquatus) o marrone (gruppo colchicus). Le copritrici alari e le remiganti sono grigio-terra o isabella barrate di bruno-nero; le timoniere, di cui le centrali sono molto allungate e terminanti a punta, sono bruno-dorate con barre nere trasversali

Il piumaggio della femmina, analogamente a molte altre specie di Fasianini, è molto criptico e consiste in una base grigio-terra uniforme con barrature e screziature brune e nerastre; è indispensabile durante la cova per non essere notati dai predatori. La coda delle femmine è inoltre più corta di circa un terzo rispetto a quella dei maschi.

Le zampe, grigie, sono più lunghe rispetto a quelle del pollo e conferiscono all'animale la sua caratteristica andatura; sulla parte posteriore del tarso dei maschi è presente uno sperone ben sviluppato.

L'apertura alare misura circa 90 cm; le ali sono corte e arrotondate, poco adatte per lunghi spostamenti, e producono un caratteristico frullio durante il volo, che è pesante, rettilineo e quasi sempre molto basso. Come per tutti i fasianidi, il volo non è attivo e il fagiano, dopo aver spiccato un grosso balzo, si limita a planare lontano dal pericolo.

Habitat

Il biotopo originario della specie è la campagna collinare dell'Asia centro-orientale; il Fagiano comune ha dimostrato tuttavia una spiccata adattabilità e flessibilità ambientale, colonizzando disparati ambienti in tutti i luoghi in cui è stato introdotto, dalle valli fluviali, ai campi coltivati, fino ai parchi e giardini urbani di diverse città italiane. Questo uccello è comunque molto legato, specie nelle aree dove è stato introdotto, alle coltivazioni dell'uomo, nonché alla presenza di alberi o arbusti per l'appollo notturno.

Alimentazione

La maggior parte della dieta del Fagiano comune si compone di semi di graminacee spontanee o coltivate e, in misura minore, di altro materiale vegetale. Frutti come i pomodori o i chicchi di mais immaturi vengono consumati in estate per ovviare con il succo e il lattice alla carenza d'acqua, più che come nutrimento. Occasionalmente, i Fagiani possono integrare la loro dieta catturando insetti e altri invertebrati.

Vocalizzazioni

Il canto del maschio è composto di due note alte e grattate, con l'accento sulla prima sillaba, più lunga, emesse drizzando il busto e il collo e seguite da un breve frullo d'ali. Può essere udito a oltre 1 km di distanza. Entrambi i sessi, se disturbati, si involano fragorosamente emettendo un rumoroso e continuo chiacchiericcio.

Riproduzione

La specie è stazionaria, ovvero nidifica e si riproduce negli stessi luoghi in cui trascorre il resto dell'anno.

La stagione degli accoppiamenti cade in primavera; in questo periodo le vocalizzazioni dei maschi si fanno più intense e insistenti. Il Fagiano comune, come quasi tutti i Fasianini, è poligamo, ovvero un singolo maschio si accoppia con più femmine.

Il nido consiste in una semplice depressione del terreno rozzamente imbottita e nascosta tra la sterpaglia; l'incubazione delle uova, di colore marrone-verdastro e in numero variabile tra 8 e 15, dura circa 28 giorni ed è condotta esclusivamente dalla femmina. I pulli, che nascono già ricoperti di un piumino dalle tonalità mimetiche, sono in grado di nutrirsi da soli e seguire la madre fin dal primo giorno di vita; dalla seconda settimana sono in grado di compiere brevi voli.

Tutte le varietà di Fagiano comune sono in grado di ibridarsi tra loro; l'incrocio con Phasianus versicolor produce una prole parimenti fertile, tanto che quest'ultima specie, originaria del Giappone, è considerata da alcuni autori una semplice sottospecie di Phasianus colchicus. Ibridi sterili possono nascere invece dall'incrocio con altri membri della stessa sottofamiglia, incluso il pollo domestico.

 

 

                                     CUCULO

Il cuculo (Cuculus canorus Linnaeus, 1758) è un uccello della famiglia Cuculidae. È voce onomatopeica che deriva dal verso caratteristico "cu-cu, cucù”.

 

Descrizione

Il cuculo è lungo circa 30–35 cm, ha un'apertura alare di 55–60 cm e pesa 70-160 g. Il piumaggio è sull'azzurro nella parte superiore, mentre nella femmina talvolta può essere rossiccio. Nella parte inferiore è più chiaro con strisce trasversali scure. Possiede zampe corte, ali lunghe e sottili alla fine, coda lunga, più grossa alla radice.

Distribuzione e habitat

Il cuculo è diffuso in Eurasia e in Africa. Sverna in Africa meridionale mentre nidifica in Europa e in Africa settentrionale.

Vive praticamente in ogni ecosistema, preferisce comunque i boschi, specialmente luminosi e con un ricco sottobosco, di collina e pianura.

Riproduzione

Il cuculo è noto per la sua peculiare caratteristica del parassitismo di cova. Esso consiste nel deporre il proprio uovo all'interno del nido di altri uccelli (una cinquantina di specie di Passeriformi, maggiormente , capinere, forapaglie, cannaiole, ballerine  ); e questo perché il cuculo si nutre di un'alimentazione diversa da quella dei piccoli e invece altri, per esempio le cannaiole, hanno la stessa alimentazione. La femmina depone un solo uovo in ogni nido da aprile in poi per un totale di circa 15-20 giorni. Le uova somigliano molto a quelle della specie "ospite" ma il tipo di uova varia in base alla specie parassitata.

Alla schiusa, che di norma avviene dopo circa 12 giorni, il piccolo del cuculo, con l'aiuto del dorso, si sbarazza delle altre uova non ancora schiuse presenti nel nido rimanendo quindi come unico ospite del nido. I genitori adottivi vengono ingannati da questo comportamento e nutrono il cuculo come se fosse un proprio nidiaceo per 2-3 settimane.

Recentemente si è scoperto che i cuculi, dato che non devono occuparsi dei piccoli, migrano nei quartieri di svernamento subito dopo aver deposto le uova.

Alimentazione

Il cuculo si nutre di insetti vari, bruchi (come la processionaria), molluschi e ragni.

 

                                      SPARVIERO

Lo sparviero eurasiatico, noto anche come sparviere (Accipiter nisus (Linnaeus, 1758), è un rapace appartenente alla famiglia Accipitridae, diffuso nelle zone temperate di Eurasia e Africa.

Descrizione

Le ali corte e arrotondate e la lunga coda gli consentono un agile volo controllato nel folto dei boschi e permettono di distinguerlo agevolmente dal gheppio (piccolo rapace con ali lunghe e appuntite). Corpo snello, testa piccola, becco elegante e il becco ad uncino, zampe lunghe e sottili come le dita munite di forti unghie, sono i caratteri propri dello sparviero eurasiatico dal punto di vista della struttura. In lunghezza supera i trenta centimetri, oltre dieci dei quali fanno parte della coda; ciascuna ala è di circa sedici centimetri, e la loro apertura supera i sessanta.

Nella femmina, queste misure sono superate: infatti è di almeno sei centimetri più lunga, e la sua apertura alare sopravanza quella del maschio di oltre dieci centimetri. il piumaggio degli adulti è cinerino scuro nelle parti superiori, bianco con linee ondulate e striature rosso-ruggine nelle inferiori; la coda è segnata da cinque o sei fasce nere ed ha l'estremità bianca. Il becco è azzurro; la cera, i piedi e gli occhi sono gialli. I giovani sono maggiormente grigi e bianchi: sulla gola e sulla parte anteriore del collo presentano delle striature longitudinali, mentre il ventre e le cosce sono segnate da macchie trasversali. È uno dei più agili tra i rapaci, e vola con facilità e rapidità nonostante le sue corte ali; solo sul terreno i suoi movimenti sono più impacciati.

Distribuzione ed habitat

Lo sparviero eurasiatico è diffuso in quasi tutta Europa, tranne che nei paesi meridionali europei. Le migrazioni invernali lo portano in India e nell'Africa settentrionale. In tutti questi luoghi esso popola i boschetti non molto folti, soprattutto quelli delle regioni montuose.

Biologia

In primavera è possibile osservare le parate nuziali degli adulti, caratterizzate da vertiginose picchiate con successive brusche risalite ad ali spalancate; caratteristici sono inoltre i voli a significato territoriale con penne bianche del sottocoda messe in evidenza. La specie è stanziale alle nostre latitudini; in autunno giungono dal nord Europa un buon numero di soggetti migranti.

Alimentazione

Normalmente, si tiene nascosto nel folto degli alberi, uscendone per scagliarsi sulla preda ignara. In volo caccia tenendosi vicinissimo al suolo, rasentando siepi ed arbusti e cambiando repentinamente direzione per sorprendere la preda, sulla quale si lancia perpendicolarmente a gran velocità. Si nutre sia di uccelli che di piccoli mammiferi. Una volta catturata la preda, la trasporta in qualche luogo ben nascosto e lo divora dopo averne strappato le penne o il pelo,che poi rigetta insieme ad altre parti non digeribili (borre).

Riproduzione

Il nido dello sparviero eurasiatico si trova di solito fra le macchie, talvolta su alberi ad alto fusto, sempre ben nascosto: è formato di ramoscelli secchi, che diventano sempre più fini man mano che si procede verso l'interno, tappezzato con le piume della femmina. Ogni coppia costruisce più nidi che può riutilizzare.

Le uova sono in numero variabile da tre a cinque, di media grandezza, a guscio grosso, e normalmente sparse di punte e macchie sul fondo bianco, grigiastro o verdiccio. Alla cova (33-35 giorni) provvede la femmina da sola, mentre entrambe i genitori si preoccupano di nutrire i piccoli nati; ma a quanto pare solo la madre conosce il modo di rendere accettabile il cibo ai figli, poiché si è potuto notare che, quand'essa viene uccisa, i piccoli finiscono per morire di fame. Anche dopo che hanno imparato a volare, i genitori si preoccupano per lungo tempo di nutrirli. I giovani abbandonano il nido dopo circa un mese e restano a lungo con gli adulti. Possono riprodursi a partire dall'età di uno o due anni.

Rapporti con l'uomo

Da secoli lo sparviero viene utilizzato in falconeria  per le sue grandi doti venatorie. Tenacia unica, potenza e velocità fanno di questo predatore un grandissimo cacciatore. Il suo carattere rimane sempre molto selvatico, ed è solo grazie all'esperienza del falconiere che si possono raggiungere ottimi risultati. Altrimenti, in mani inesperte, la fuga o la morte di questi rapaci è quasi sicura. Le prede più ambite dai falconieri, nel rispetto della legge 157/92, sono la , ghiandaia, merlo, taccola, nocciolaia per la femmina. Il moschetto (chiamato così il maschio di sparviero) caccia prede della dimensione di un passero e, proprio per questo, viene meno utilizzato essendo la maggior parte di queste prede protette dalla legge.

 

                           Assiolo

L'assiolo  (Otus scops Linnaeus, 1758) è il più piccolo strigide europeo dopo la civetta nana; raggiunge appena le dimensioni del merlo.

 

Descrizione

Lunghezza: 18–21 cm; apertura alare 47–55 cm; ala 14,4-16,2 cm; coda 6,7-7,5 cm; tarso 30 mm; becco 17–19 mm; peso 56-102 g. L'aspetto è annoverato tra gli strigiformi meglio definibili. L'impressione delle proporzioni e delle dimensioni di questa specie dipende ampiamente dalla posizione dei cornetti: minuscole, fanno sembrare lo strigiforme piccolo, tarchiato e con la testa grande (in questo modo potrebbe essere confuso con la civetta). Con le orecchie pelose pienamente rialzate e non sempre evidenti, il gufide sembra invece magro, con la testa piccola e più grande di quello che veramente è. Rispetto alla Civetta è più allungato e ha il capo più piccolo e più appiattito. L'assiolo ha un piumaggio finemente vermicolato e macchiettato di bruno grigiastro, che va dal grigio al marrone castagna sotto le ali con diverse chiazze bianche evidenti sul dorso. Il suo portamento è molto elegante. Gli occhi hanno un'iride color arancione tendente al giallo. Nella parte inferiore del corpo si trovano strisce nere ben visibili.

Biologia

Questo rapace vive di norma solitario, talora in piccoli gruppi. L'assiolo è un uccello attivo soprattutto di notte con un profilo di attività di due fasi. Il punto principale della sua attività raggiunge il culmine prima di mezzanotte. Tra le 0 e le 2 viene attivata perlopiù una fase di pausa. Al tramonto o poco dopo il gufo termina la sua fase di pausa, alle prime luci dell'alba si ritira nel suo rifugio sempre ben riparato e trascorre la giornata di solito senza particolare movimento. Frequenti pause di pulizia interrompono questo periodo di riposo; sono stati osservati, sia pure raramente, veri e propri bagni di sole o di sabbia.

Il volo di perlustrazione è diretto e quasi senza rumore. Si distingue in maniera evidente da quello della civetta nana, che si svolge invece a forma di onda. In situazioni di minaccia l'assiolo assume una posizione a grande altezza, mimetizzandosi.In tale posizione resta immobile per lungo tempo, lasciando che il nemico potenziale si avvicini. Solo quando è molto vicino spicca il volo, cambiando posto e riassumendo immediatamente la postura mimetica. In mancanza di possibilità di fuga, l'assiolo mostra una varietà di atteggiamenti aggressivi, come soffiare, far battere il becco o sgranare gli occhi in modo asincrono, che possono sfociare in attacchi diretti con artigli e becco.

Voce

Il canto dell'assiolo è inconfondibile: è un "djü" o "chiù" (che gli ha valso lo stesso nome; in dialetto bresciano ciot) non particolarmente forte, un po' nasale e quasi sempre monosillabico quasi come fosse una sonda, che spesso viene ripetuto per ore con un intervallo che va dai due ai 3,5 secondi. A volte alla nota principale viene preceduto un suono iniziale, tanto che il richiamo appare bisillabico.   Poiché l'assiolo muove il capo durante il canto, è difficile da localizzare in base ai suoi richiami. L'attività di canto comincia poco dopo il tramonto e finisce all'alba; dopo mezzanotte l'attività di richiamo diminuisce chiaramente per una o due ore. Le femmine e i maschi cantano spesso in duetto, la femmina chiama con un'intonazione un po' più alta e un po' meno regolarmente del maschio. In caso di disturbo soprattutto vicino alle caverne si può essere colpiti con il becco, in una maniera singolare tipica dei gufidi.

Riproduzione

Gli assioli seguono un matrimonio stagionale monogamo. Anche in caso di precoce perdita di partner un nuovo accoppiamento avviene solo raramente. Gli uccelli sono già maturi sessualmente all'età di 10 mesi. Poiché nidificano nelle caverne, gli assioli covano soprattutto nei buchi degli alberi, occasionalmente utilizzano anche cavità di rupi ed edifici.

Uovo 31,2x27 mm. La covata, che consiste più che altro di tre o cinque uova . La femmina le cova per 25 giorni e dopo la schiusa i piccoli scivolano fuori dopo circa 21-22 giorni e vengono curati in genere da entrambi i genitori. Già a 40 giorni sono capaci di cacciare autonomamente delle prede, ma vengono curati dai genitori per altri 20 giorni. Dopodiché ne abbandonano il territorio.

Alimentazione

L'assiolo è soprattutto un cacciatore di insetti. Le cicale, le cavallette e i maggiolini sono fra le sue prede prevalenti. Inoltre si nutre anche di lombrichi. Tra le prede vi sono solo in misura minore uccelli e rospi, e solo raramente caccia topi o altri piccoli mammiferi.

La preda viene adocchiata da una posizione bassa e sbattuta a terra. Solo raramente caccia durante il volo o da terra. Non è ancora noto con quale tecnica di caccia attacchi gli uccelli.

La tecnica di cattura dei piccoli uccelli si basa sul "magnetismo" (prevalentemente gli occhi) con il quale l'uccello stando fermo induce piccoli uccelli ad avvicinarsi. È l'identico fenomeno con il quale anche le civette o i gufi venivano usati per la caccia alle allodole. Il fenomeno è valido anche per i nidiacei appena usciti dal nido.

Spostamenti

Nella maggior parte del suo territorio di espansione l'assiolo è un uccello migratore con territori di svernamento nelle savane boschive o arbustive a sud del Sahara. I giovani uccelli cominciano dalla metà di agosto con la migrazione e a fine settembre la migrazione di tutti gli uccelli è conclusa. Popolazioni meno consistenti in Spagna meridionale, Italia meridionale e Grecia meridionale svernano nel territorio di cova.  Dai territori di svernamento gli assioli tornano non prima della fine di marzo nei loro territori di cova, perlopiù tuttavia nella seconda metà di aprile. Anche le sottospecie extra-europee sono in maggioranza migratori a lungo raggio con territori di svernamento in Africa orientale. Il volo assomiglia in particolare a quello dei gufi.

Distribuzione e habitat

I punti principali dell'espansione dell'assiolo sono lungo il Mar Mediterraneo con concentrazioni in Spagna, Croazia e in Turchia. Diffusa a macchia di leopardo è anche la popolazione in Francia e Italia. Anche in Africa del Nord lo si può trovare a macchia di leopardo, in Libia ed Egitto manca completamente. In Europa centrale le sue popolazioni raggiungono il confine settentrionale, la popolazione è perciò rada nell'insediamento.

L'assiolo è una specie termofila che predilige ambienti aperti, talvolta anche aridi. Uliveti, foreste di pini, piccole radure di frassini, boschi, campagne alberate, parchi e giardini, in pianura e in montagna sino al limite del castagno, anche presso le abitazioni umane, ma anche cimiteri e in parte parcheggi sono habitat adatti. Nel territorio di espansione settentrionale si trova soprattutto nei declivi meridionali esposti al caldo o in climi di coltivazione vinicola. Non occupa, al contrario, foreste chiuse. Nei sei mesi dell'inverno europeo si trattiene nelle savane africane. Di giorno si rifugia su grandi alberi.

 

Barbagianni    Tyto alba

Descrizione

Sono pallidi, 33–39 cm di altezza con un'apertura alare di 80–95 cm e hanno lunghe zampe. Hanno un volo oscillante quando si avvicinano ai terreni di caccia.

Maschi e femmine si somigliano molto, ma, in generale, le femmine sono leggermente più grandi dei maschi e di colore più scuro. Il peso varia da circa 200 grammi per le sottospecie più piccole (come ad esempio nelle isole Galápagos) a più di 500 grammi come il barbagianni del Nord America, mentre i barbagianni europei pesano tra 300 grammi (maschio) a circa 400 grammi (femmine).

Ci sono alcune sottospecie che si distinguono dai colori della parte inferiore del corpo. Per esempio, il Tyto alba alba del'Europa occidentale è praticamente totalmente bianco sotto, mentre il Tyto alba guttata dell'Europa centrale è arancione. Tutte le sottospecie hanno parti superiori grigie e ocra. Il piumaggio è in genere molto luminoso.

Distribuzione e habitat

I barbagianni sono diffusi in tutti i continenti tranne che in Antartide.

Sono uccelli tipici di zone d'aperta campagna e cacciano prevalentemente ai margini dei boschi.

Sono diffusi in tutta l'America Latina e in Europa, tranne negli ambienti più freddi, come le Alpi e la Scandinavia. In America Settentrionale sono poco diffusi in Canada e del tutto assenti in Alaska. Ci sono molti esemplari di varie sottospecie in Africa. Sono presenti anche in Indocina e Australia.

Alimentazione

Si nutrono di arvicole, rane e insetti e di animali dannosi per l'uomo come i ratti, i sorci, le talpe. Un barbagianni adulto mangia approssimativamente 3 topi al giorno. Durante il periodo dell'accoppiamento, il maschio offre alla femmina una preda per ottenere la sua disponibilità sessuale. Una coppia che alleva dai 3 ai 5 piccoli consumerà molti più roditori.

Rapporti con l'uomo

Il barbagianni è economicamente vantaggioso per l'uomo in quanto elimina altri animali dannosi come roditori e talpe. Per tale motivo i contadini spesso incoraggiano abitazioni per barbagianni fornendo loro siti per la nidificazione quali una scatola lignea per il nido o un tamburo grande montato lateralmente rispetto ad un fienile. Inoltre viene utilizzato spesso nella falconeria, infatti tra i rapaci notturni è tra quelli più utilizzati.

Etologia
 

Sono prevalentemente stanziali, notturni o crepuscolari. Hanno un grido acuto riconoscibile che dà fastidio alle orecchie se ci si trova vicino. Stridono inoltre come pentole a vapore. Se vengono catturati o costretti in un angolo, senza via di fuga, si mettono supini e sgambettano.

Il barbagianni nelle credenze popolari

Sin dai tempi antichi, il barbagianni è considerato e rappresentato come un essere maligno, o un fantasma, portatore di sfortuna e malessere. Ciò è dovuto al loro piumaggio fondamentalmente chiaro, che risalta nella notte nei suoi voli completamente silenziosi, all'abitudine di cacciare in posti come i cimiteri (data l'abbondanza di topi) o al suo verso acuto e prolungato.

 

Rondine

Hirundo rustica

La rondine comune (Hirundo rustica Linnaeus, 1758) è un piccolo uccello migratore dell'ordine dei passeriformi presente in Europa, in Asia, in Africa e nelle Americhe.

È spesso chiamata solamente con il nome di rondine, che indica più ampiamente tutta la famiglia Hirundinidae.

Etimologia

Il termine latino Hirundo significa "rondine", mentre rusticus significa "della campagna".

Descrizione

La rondine comune è un uccello piccolo e agile, lungo circa 18-19,5 cm con ali di 12-13 cm. Ha una coda lunga e biforcuta, ali curve e aguzze e un piccolo becco diritto di color grigio scuro.

La sottospecie europea (Hirundo rustica rustica) è di colore blu scuro (quasi nero) sul dorso, grigiastro sul ventre ed ha gola e fronte rosse, separate dal ventre da una fascia blu.

Distribuzione e habitat

È diffusa in tutto il mondo: nidifica nell'emisfero settentrionale, da Canada e Scandinavia a Messico, Magreb, e Cina, e sverna nell'emisfero meridionale, da Messico, Africa centrale e India fino a Terra del Fuoco, Sudafrica e Australia

La popolazione globale di rondini comuni è stimata in almeno 200 milioni di individui, anche se è in declino, probabilmente a causa di una maggior diffusione dell'agricoltura intensiva e dell'uso di insetticidi che riduce il numero di insetti, e quindi anche il numero di rondini.

Nel periodo di nidificazione, il suo habitat sono le zone agricole; durante il periodo di svernamento si riunisce in dormitori nei canneti.

Biologia

La rondine è un uccello migratore: da aprile a ottobre nidifica nell'emisfero settentrionale, poi si sposta nell'emisfero meridionale per svernare. In Italia, solitamente arriva intorno al 21 marzo e vi resta fino ai primi di ottobre.

Alimentazione

La rondine comune è un uccello insettivoro, come le altre rondini e i rondoni. Si nutre normalmente di mosche, zanzare, libellule e di altri insetti volanti. Anche per la sua utilità per l'uomo di mangiatrice di zanzare durante l'estate, il suo declino sta preoccupando.

Riproduzione

Prima della diffusione di costruzioni umane, le rondini comuni nidificavano sulle scogliere o nelle caverne; oggi nidifica soprattutto sotto sporgenze in costruzioni umane, quali tetti di case, fienili, stalle: in luoghi - quindi - dove sia più agevole reperire insetti. Anche se la presenza della rondine non è più comune come accadeva fino a qualche decennio fa, il suo nido può essere ancora individuato con relativa facilità dalla quota del mare fino ad aree montane medio-alte.

Il nido, a forma di coppa aperta, è fatto di fango e materiale vegetale, che l'adulto trasporta nel becco. La parte interna del nido è foderata di erba, piume ed altri materiali morbidi.

 

La rondine nidifica due volte all’anno, ogni volta depone 4/5 uovache vengono covate dalla femmina per 16giorni: Entrambi i genitori costruiscono il nido e nutrono i piccoli:

Tassonomia
La rondine comune è stata descritta da Linneo nel suo Systema Naturae nel 1758 come H. rectricibus, exceptis duabus intermediis, macula alba notatîs. Questa specie è l'unica del suo genere a popolare anche le Americhe, mentre la maggior parte delle specie Hirundo sono native dell'Africa.

 

Gufo reale

Bubo bubo

Descrizione

È la specie di gufo più grande con un'apertura alare da 1,60 fino a 2 metri per gli esemplari femmine più grandi, ed un'altezza che varia negli adulti dai 65 agli 80 centimetri. Il peso degli adulti varia da 1,55-2,80 kg per i maschi e 1,75 fino a 4,20 kg per le femmine nelle zone nordiche. Il dimorfismo sessuale è dato unicamente dal peso, senza nessuna differenza cromatica. Il gufo reale può girare la testa di 270 gradi. Ha delle forme massicce con ali arrotondate, coda corta e grande capo; gli occhi frontali con iride giallo-arancio sono sormontati da lunghi ciuffi di penne erettili. Il piumaggio è bruno striato e barrato di nerastro superiormente e giallo brunastro con strie e fitte vermicolature scure inferiormente.

Distribuzione e habitat

Il gufo reale passa gran parte della sua vita attorno al suo nido che può trovarsi in una risega di un albero, una fessura fra le rocce o in un ramo vicino comunque al tronco; quasi mai si trova al terreno. Vive principalmente in foreste situate in terreni rocciosi; più raramente vive nelle steppe e quasi mai nelle città (ovviamente con parchi e alberi) dove di giorno riesce a nascondersi nelle crepe dei muri.

Essendo una specie ad ampia distribuzione, popola una grande quantità di ambienti. Il gufo reale si trova in quasi tutta l'Europa tranne Isole Britanniche, Danimarca, Paesi Bassi, Francia settentrionale e nelle latitudini più settentrionali; in Nordafrica e Medio Oriente e infine in gran parte dell'Asia centrale.

In Italia è presente ovunque più o meno intensamente tranne che in Sardegna; la sua popolazione totale è stimata per circa 200/400 esemplari. Sulle Alpi nidifica sino al limite superiore delle foreste, prediligendo un'alternanza di piccole barre rocciose, boschi e zone aperte. Può cacciare dalle piane di fondovalle sino alle praterie alpine, come dimostrato dalla vasta gamma di prede rinvenibili sui nidi.

E’ stato avvistato a Rezzato (BS) ed alcuni giovani sono stati visti a Botticino (BS).

Biologia

Il gufo reale vive la maggior parte del tempo nel nido, stringendo i tempi di caccia all'alba e al crepuscolo.

Voce

L'ascolto del canto è il più efficace metodo per individuare la presenza della specie. Il maschio emette un cupo "uh-ohh" bitonale, con seconda sillaba più bassa, udibile soprattutto nelle prime ore di buio ed emesso con maggiore regolarità nei mesi di febbraio, marzo e ottobre.
Il canto del Gufo comune, udibile solo a breve distanza, è formato da una regolare lenta successione di cupi versi monosillabici ("uh...uh...uh").

Alimentazione

Si ciba principalmente di piccoli mammiferi (come lepri e conigli), ma anche di prede della taglia della volpe . Preda anche altri uccelli tra cui altri rapaci e in particolare galline e fagiani. Come gli altri rapaci notturni ingoia intere le prede di piccole o medie dimensioni; le parti non digeribili (ossa, penne, peli, parti chitinose degli insetti) vengono rigettate sotto forma di "borre" di forma allungata con diametro di 3–4 cm.

Riproduzione

Il gufo reale nidifica tra marzo ed aprile, collocando i nidi nelle crepe delle rocce o in conche già create.
I maschi riproduttori difendono il territorio dai conspecifici segnalando la propria presenza con la regolare emissione del canto nelle ore crepuscolari. La femmina depone su terrazzini di pareti rocciose o in nidi rupicoli costruiti da rapaci diurni o corvidi 2-3 uova bianche dal guscio ruvido (raramente sino a 4) che cova 34-36 giorni; i piccoli restano al nido per 5-6 settimane e vagano quindi nei dintorni per altri 20-30 giorni, dipendendo dagli adulti per il reperimento del cibo. I pulli sono protetti da un piumaggio lanugginoso di colore grigio topo.

RIGOGOLO

Il rigogolo (Oriolus oriolus (Linnaeus, 1758)) è un passeriforme della famiglia Oriolidae

Descrizione

Il rigogolo è caratterizzato da un evidente dimorfismo sessuale (diversità di piumaggio fra maschio e femmina): mentre il maschio presenta un colore giallo-nero, la femmina è distinguibile per le tonalità giallo-verdi più mimetiche, con striature grigie sul ventre. La taglia è di 22 cm di lunghezza, per un peso di 70 grammi.

Per essere difficilmente identificabile canta raramente dallo stesso ramo, spostandosi in continuazione per fare perdere i riferimenti a chi lo avesse sentito. Il suo volo è agile e svelto, anche durante le migrazioni. Anche durante queste ultime predilige spostarsi in orari notturni per essere meglio nascosto. Non ama i boschi di conifere, preferisce le zone alberate sia isolate in zone inaccessibili, sia in vicinanza dei centri abitati. È di indole solitaria e vive al massimo in coppia. Solamente dopo la nidificazione è possibile osservare gruppi familiari di Rigogoli ancora uniti.

Se attaccato il Rigogolo difende strenuamente il suo nido anche dall’attacco di predatori ben più grandi di lui. La scelta del territorio ove nidificare non è casuale, ma oculatamente definita. Il Rigogolo infatti cerca aree ove sia facilmente reperibile sia l’acqua sia il cibo, cioè vicino a torrenti, frutteti o vigne. Una volta trovati questi spazi, è facile vederli nidificare in quell’area tutti gli anni.

Etimologia. Il termine “rigogolo” è stato utilizzato nel 18 ° secolo ed è un adattamento del nome scientifico latino che deriva da “Aureolus”, d’oro, per via del giallo dorato delle piume del maschio.  Alberto Magno utilizzò la forma latina oriolus nel 1250 ed erroneamente lo dichiarò come onomatopeico a causa del canto del rigogolo. Fino al XVIII secolo, infatti la specie era chiamata infatti Beccafico reale. 

Distribuzione e habitat

Il rigogolo è diffuso in Europa, Asia, Africa in Italia è presente in tutto il territorio. Il suo habitat è costituito da boschi di latifoglie al di sotto dei 1800 metri s.l.m., ma si trova anche nelle città.

Riproduzione

Il rigogolo nidifica tra maggio e giugno. Il nido viene costruito sulla biforcazione di un ramo, ed è facilmente riconoscibile poiché è ancorato ad essa e la parte centrale è sospesa nel vuoto, come un'amaca.

 

Picchio rosso Maggiore

Il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major Linnaeus, 1758)) è un uccello appartenente alla famiglia dei picchi
Descrizione

Le forme sono relativamente tozze, con grande testa arrotondata e forte becco a pugnale. Si presenta nero sul dorso, sulle ali e la coda con delle striature biancastre alle estremità. Il petto e il collare sono beige, mentre l’addome è rosso acceso. Il capo è nero con gola e guance bianche, separate da una sottile linea nera che parte dal becco. Il becco è nero, appuntito e ben robusto e le zampe sono conformate alla progressione su tronchi verticali che vengono risaliti a saltelli, aggrappandosi con i forti artigli e aiutandosi con la coda.

I maschi si distinguono molto facilmente dalle femmine perché a differenza di queste ultime hanno una striscia rossa sulla nuca.

Distribuzione e habitat

Il Picchio rosso maggiore è presente in tutta Europa, ad esclusione delle regioni più settentrionali e in Irlanda e Islanda e in alcune isole. In Asia si spinge fino in Giappone, Cina e India occidentale.

È una specie molto adattabile, è presente nei boschi sia di conifere sia di latifoglie, nelle campagne alberate e perfino nei parchi cittadini; può nidificare dal fondovalle sino al limite superiore delle foreste e scava i nidi su un'ampia gamma di essenze: particolarmente frequente è l'utilizzazione di grandi castagni da frutto, larici ai margini dei pascoli, pioppi e ciliegi. In Italia è una specie protetta.

Biologia

I nidi presentano un ingresso circolare di diametro non superiore a 5 cm (lievemente inferiore a quello dei nidi del Picchio verde). Gli scavi alimentari sono di norma delle serie di piccoli fori poco profondi.

Voce

Emette spesso un sonoro e acuto "pik" (o "kik"); il tambureggiamento, che può essere confuso con quello di altri picchi, dura poco meno di un secondo e presenta un crescendo finale.

Riproduzione

l nido viene costruito dalla coppia scavando una profonda apertura orizzontale a gomito nei tronchi d’albero (preferibilmente morti) a circa una decina di metri d’altezza.
La femmina depone 4-6 uova all’anno che vengono covate per circa 15 giorni. I piccoli lasciano il nido dopo circa 20 giorni.

Alimentazione

Il Picchio rosso maggiore è un insettivoro, ma nella stagione invernale integra la dieta con pinoli e frutta.
Individua gli insetti e le larve che vivono sotto la corteccia dell’albero dal rumore che emettono mentre rodono il legno. A quel punto il Picchio perfora il legno con il suo becco robusto e con la sua lingua retrattile cattura l’insetto. Occasionalmente (es. nutrizione dei piccoli) può depredare uova o pulli da altri nidi che spezzetta e disossa accuratamente, servendosi del tronco di un albero come "tagliere". In inverno diviene in parte frugivoro: incastrati frutti quali pigne o nocciole in un interstizio di una corteccia, mette a nudo a colpi di becco i semi e li ingoia.

Specie simili

Il picchio verde (Picus viridis) è quasi altrettanto comune e diffuso sulle Alpi. Popola anch'esso sia le foreste sia la campagna alberata, ma evita solitamente le foreste fitte ed in particolare le pinete; si nutre spesso al suolo, predando i formicai come il picchio nero. Grande quanto una tortora, è agevolmente identificabile per il colorito delle parti dorsali verde oliva con vistoso sopraccoda giallo oro; la testa è ornata da un mustacchio nero (rosso al centro nel maschio) e da una vivace calotta scarlatta.
Tre piccoli passeriformi sono in grado di arrampicarsi sui tronchi verticali come i picchi: il rampichino (Certhia brachydactyla), il rampichino alpestre (Certhia familiaris) e il picchio muratore (Sitta europaea). Quest'ultimo, grande come un passero e di colore grigio azzurro superiormente, può procedere anche dall'alto verso il basso aggrappato alla corteccia e deve il suo nome all'abitudine di utilizzare i nidi dei picchi restringendone il foro d'ingresso con un muro di fango.

Curiosità


Nel Febbraio del 2005 lo scienziato canadese Dr. Louis Lefevre ha presentato un metodo per misurare il quoziente intellettivo degli uccelli, in termini di strategie alimentari. Il picchio è stato classificato come uno degli uccelli più intelligenti, su questo parametro.

Il picchio ha ispirato Walter Lantz a creare il personaggio a cartoni animati Picchiarello (Woody Woodpecker).
Ha ispirato un personaggio dei racconti de Il libro della giungla e del secondo libro della giungla di Rudyard Kipling con il nome di Ferao (personaggio secondario), compare per annunciare la parlata nuova che rappresenta la primavera nella giungla.
Se si vuole osservare questa specie, il periodo migliore è quello invernale, quando gli alberi nei boschi sono privi di foglie. In particolare, in febbraio-marzo la specie inizia a difendere il proprio territorio in maniera vivace. Ne risulta un concerto fatto da richiami e un acceso tambureggiare. I picchi maggiori intrusi vengono invitati a sloggiare con vere e proprie aggressioni

 

  • picchio rosso maggiore in volo
  • picchio rosso maggiore
  • picchio rosso maggiore su incudine
  • picchio rosso maggiore in volo
  • pichiorosso maggiore maschio e femmina
  • picchio rosso maggiore al nido

Jynx torquilla

Jynx torquilla

Il Torcicollo (Jynx torquilla, Linnaeus 1758) è un uccello della famiglia dei Picidae

Aspetti morfologici

corpo slanciato, lungo circa 15–20 cm
la livrea superiormente marrone con tre strisce longitudinali rossastre bordate di nero, inferiormente di colore bianco-fulva con barrature brune; molto mimetico
testa piccola
il becco breve, diritto o conico
collo lungo; il nome comune "torcicollo" dipende dal fatto che, soprattutto quando viene disturbato, allunga e ruota il collo all'indietro, mantenendo immobile il resto del corpo, fino a che il becco guarda la coda; questo movimento è accompagnato dal raddrizzamento del ciuffo che orna la nuca
ali brevi e ottuse
coda di media lunghezza (circa un terzo della lunghezza totale), larga e costituita da penne molto flessibili
zampe molto corte
piedi robusti muniti di quattro dita disposte due in avanti e due all'indietro
lingua lunga 10–12 cm, circa i due terzi del corpo, si tratta dell'uccello dalla lingua più lunga.


Distribuzione e habitat

Il torcicollo vive libero in natura, in Europa, Asia centrale e Nord Africa. È molto comune in Italia, dove arriva in primavera e se ne riparte in autunno: migratore, durante gli spostamenti raggiunge l'Africa, il Sudan e l'India dove sverna; in Europa non nidifica invece né nella Spagna meridionale né in Grecia. Vive negli ambienti di media montagna, preferendo le zone coperte da alberi di alto fusto, evitando tuttavia le foreste.


Cibo ed Alimentazione


Si ciba prevalentemente di formiche, che cattura introducendo nelle fessure dei formicai la propria lingua lunga, protrattile e vischiosa.


Riproduzione


Nidifica in primavera nelle cavità degli alberi, purché tuttavia l'apertura stretta per proteggere il nido dalle intrusioni dei predatori. A differenza degli altri picchi, non scava direttamente il proprio nido, ma depone le uova nella cavità.

  • torcicollo
  • torcicollo
  • jynx torquilla
  • torcicollo
  • jynx torquilla
  • torcicollo

L'upupa

Upupa (Linnaeus 1758) è un genere di uccelli unico della famiglia degli Upupidae (ordine Bucerotiformes) areale europeo e italiano della specie .

Descrizione

Caratteristiche fondamentali sono il becco lungo e sottile, le narici rotonde ed aperte ed un tipico ciuffo di penne sul capo. Hanno 10 remiganti e 10 timoniere; tarso breve, secondo e terzo dito liberi. I pulcini sono rivestiti da piumino. Una delle caratteristiche fondamentali dell'Upupa è il volo, uno sfarfallio lento che la rende riconoscibile anche a distanze notevoli.

Riproduzione

Durante il periodo riproduttivo il maschio emette un suono molto soffice: Hup-hup-hup aprendo a ventaglio la cresta, compiendo un movimento della testa verso il basso con il becco semichiuso per attirare l'attenzione dell'esemplare femmina. Dopo aver scelto il luogo per la nidificazione il corteggiamento è caratterizzato da offerte di cibo da parte del maschio; a questo punto avviene l'accoppiamento, solitamente in ambienti alberati poiché il nido verrà collocato all'interno di una cavità. Della cova delle uova si occupa la femmina per circa 16 giorni, queste, piccole e allungate di colore verde-biancastro e ricoperte di puntini bianchi, vengono deposte direttamente sul suolo del nido senza alcun rivestimento. Una volta nati i piccoli, entrambi i genitori si prenderanno cura di loro.

Tassonomia

La famiglia Upupidae, in passato ascritta all'ordine Coraciiformes, è stata assegnata dall'IOC all'ordine Bucerotiformes.

  • Upupa
  • Upupe
  • Upupa epops

Il pettirosso

Il pettirosso (Erithacus rubecula, Linnaeus 1758) è un piccolo uccello passeriforme che antecedentemente era classificato comeparte della famiglia dei Turdidae e ora classificato come parte della famiglia dei MuscicapidaeAspetto Lunghezza = 13 - 14 cm • Peso = 11 - 22 grammi • Apertura alare = 6,8 - 7,7 cm • Età media = 3 - 4 anni Il pettirosso è un piccolo uccello cantore europeo molto comune. Pur avendo dimensioni ridotte è conosciuto per il suo comportamento spavaldo. È di aspetto paffuto e senza collo. Gli adulti hanno il petto e la fronte colorati di arancio. Il resto del piumaggio è di colore bruno oliva. Ai giovani manca la colorazione arancione e sono fortemente macchiettati. Il comportamento è confidente rispetto all'uomo ed ha attitudini vivaci note a tutti. Spesso quando si lavora in giardino e si rigira la terra il pettirosso si avvicina molto all'uomo per ricercare vermi o insetti venuti alla luce. È presente in Italia tutto l'anno, insettivoro, migratore a breve raggio, territoriale anche durante lo svernamento.

Habitat

I boschi di conifere sono il suo habitat naturale, ma è spesso presente anche in giardini, siepi, boschetti, boschi con sottobosco. Nidifica nei buchi o nelle spaccature di alberi, ai piedi delle siepi, nell'edera o anche in vecchi oggetti lasciati dall'uomo (esempio bollitore). Il nido ha la forma di una tazza perfettamente rotonda.

Riproduzione

Periodo di nidificazione: Aprile,Agosto,Settembre,Ottobre e Dicembre. • Numero di cove: 12 • Numero di uova: 5 - 6 uova bianche, macchiate con puntini rosso-marrone • Incubazione: 13 - 14 giorni (femmina) Nidificazione I pettirossi si accoppiano da dicembre in poi. In genere la femmina raggiunge il maschio nel suo territorio. L'accoppiamento e la nidificazione sono più precoci se gli animali sono ben nutriti. Quando la femmina depone la seconda covata il maschio prende in carico il nutrimento della prima covata. I neonati prendono il volo 13-14 giorni dopo la schiusa delle uova. I pettirossi nidificano ai piedi degli alberi, invece che sui rami.

Alimentazione

Il pettirosso si nutre in aperta campagna nel sottobosco. Il suo regime alimentare è composto soprattutto da Invertebrati che vivono nel suolo (insetti, coleotteri, lumache, vermi e ragni). Durante l'autunno e fino alla primavera consuma anche molte bacche e frutti piccoli. La sua tecnica per procacciare il cibo è ben adattata alla vegetazione densa e agli spazi aperti che si trovano sia nel sottobosco sia nei giardini. Accovacciato su un ramo basso osserva l'ambiente vicino e quando individua una preda vola giù e l'afferra per poi accovacciarsi di nuovo. Può anche saltellare sul terreno, fermandosi qua e là per individuare una preda. Nella foresta l'uccello spesso approfitta dal fatto che altri animali (cinghiali, cervi o fagiani) disturbano gli insetti o altri animali nel sottosuolo. Forse per questo motivo è sempre molto interessato a seguire una persona intenta a zappare la terra. Si sono anche osservati dei pettirossi che seguivano una talpa, intenta a scavare la galleria, per catturare i vermi. Nella stagione invernale hanno bisogno di grassi per superare meglio il freddo, quindi per chi dovesse avere questi inquilini nel giardino di casa o sui balconi, può mettere tranquillamente biscottini tritati e anche pezzettini di pandoro, ne vanno molto ghiotti.

Canto

D'inverno Il richiamo è un tic persistente e spesso ripetuto. Il canto è una serie variata e definita di frasi corte e altamente gorgheggiate. Sia il maschio che la femmina cantano d'inverno quando occupano territori separati. Questo vuole dire che il canto è udibile durante tutto l'anno. Spesso cantano anche all'imbrunire o al buio e vengono confusi con l'usignolo.

Cultura popolare

Secondo una leggenda il pettirosso si sarebbe insanguinato il petto tentando di rimuovere con il becco la corona di spine che circondava la testa di Gesù Cristo sulla croce. Per questo motivo il petto sarebbe rimasto macchiato di rosso. Il pettirosso, antico simbolo dell’anno nuovo, è colui che facilita il passaggio dall’inverno alla rinascita. Ecco anche perché una credenza di origine romagnola associa la migrazione dei pettirossi all'arrivo della neve.

  • Eritachus rubecula
  • Eritachus rubecula al canto
  • pettirosso
  • pettirosso
  • pettirosso

L'averla piccola

L’avèrla piccola è un comune passeraceo (Lanius collurio Linnaeus 1758) detta anche “falconcello” Aspetti morfologici È lungo circa 17,5-18,5 cm e pesa 25-35 grammi in media; ala 8,8-9,8 cm; apertura alare 28-29 cm; coda 7,5-8 cm; tarso 23-25 mm; becco 14-17 mm. Ha il corpo rosso-bruno nella parte superiore e bianco-rosato sul ventre ed in tutte le parti inferiori. Il vertice ed il groppone sono color grigio-ardesia (blu pallido). La coda è nera con i lati bianchi. La testa di colore chiaro è contraddistinta da una mascherina (fascia) nera sulla faccia, più evidente nel maschio, che attraversa l'occhio e arriva sino alle copritrici auricolari. Il maschio di questa averla si distingue dalle altre consimili per il dorso castano. La coda è nera e bianca sui lati.

Distribuzione e habitat

In Italia, tranne che nella penisola salentina e in Sicilia, è comunissima in ambienti prossimi ai 2000 m s.l.m., presso i campi agricoli, ai margini dei boschi, in zone cespugliose, in sassaie con alberi e cespugli. Escludendo le regioni più settentrionali, nidifica in quasi tutta l'Europa, l'Asia e l'Africa del Nord. Volo Volo: ondulato su lunghi tragitti, diverso, con tuffi e risalite, nei tratti brevi. Si riposa sulle più alte cime degli alberi.

Cibo e alimentazione 

Uccello carnivoro, ha costumi tipici della famiglia, infatti oltre che dei soliti insetti (artropodi), si nutre anche di piccoli uccelli, piccoli mammiferi, lucertole e rane. Come quasi tutte le averle ha l'abitudine di infilzare la preda sulle spine dei rovi.

Comportamento

È solita posarsi in punti bene esposti, alzando ed abbassando la coda, mentre sta in osservazione. Vive solitaria od a coppie. Migra a sud nei periodi più freddi. In Italia è estiva e nidificante più scarsa al sud. Di passo da metà agosto a settembre e in maggio. Riproduzione Uovo: 22,1x16,4 mm. Il nido viene costruito dal maschio posizionato non tanto in alto (nelle parti basse degli alberi), nei cespugli che ama frequentare o nel fitto delle siepi, la femmina vi depone dalle 4 alle 6 uova giallastre o verdicce con varia macchiettatura al polo ottuso.

  • Lanius collurio averla piccola maschio
  • averla piccola femmina
  • dispensa di averla piccola
  • femmina di averla piccola con dispensa
  • nido di averla piccola

Lo scricciolo comune

Lo Scricciolo comune (Troglodytes troglodytes LINNAEUS, 1758), è un uccello passeriforme della famiglia Troglodytidae, comune in Europa, Asia, Nordafrica e Nord America

Caratteristiche

È un uccello molto piccolo, di forma tonda e lungo appena 10 cm. Il piumaggio sul dorso, sulle ali e sulla coda è di colore castano; le ali e i fianchi sono anche barrati. L'addome è più chiaro, presenta anch'esso dei piccoli tratti neri. Ha un lungo sopracciglio chiaro. La coda, corta e appuntita è sempre tenuta ben sollevata. Il becco è piuttosto lungo e sottile. Le zampe sono lunghe e robuste. Si muove in maniera molto agile, dinamica e scattante.

Distribuzione e habitat

È diffuso in tutta Europa, Asia, Nordafrica e Nord America. Lo Scricciolo è un uccello stanziale e vive prevalentemente in località umide e abbondanti di cespugli. Predilige infatti muoversi sul terreno, ispezionando tutto ciò che lo incuriosisce. Si può incontrare in pianura e vicino ai centri abitati in inverno, mentre in estate predilige le zone montane.

Riproduzione e nidificazione

 La stagione degli amori inizia a fine aprile e lo scricciolo nidifica in prevalenza nei cespugli, nelle cavità arboree o nel terreno. Il nido è sferico con una piccola apertura superiore, composto prevalentemente di muschio, steli e ramoscelli. La femmina depone 5-10 uova di colore giallo-bianco che vengono covate per circa 15 giorni. I pulcini rimangono nel nido per parecchio tempo, anche dopo la completa autosufficienza. Difatti per questa specie il nido è utilizzato molto spesso anche come dormitorio.

Alimentazione

È un insettivoro e quindi la sua dieta consiste in piccoli invertebrati, insetti ecc. nonostante non disprezzi anche qualche bacca nella stagione invernale.

Canto

Ha canto squillante ed armonioso. Consiste in un trillo acuto e potente, molto prolungato.

Curiosità

Nel folklore europeo, lo scricciolo è considerato essere il “re degli uccelli”. La favola, presumibilmente celtica, vuole che molto tempo fa gli uccelli stessero facendo una gara per vedere chi sapeva volare più in alto. Il vincitore sarebbe stato il re degli uccelli. Lo scricciolo partì per primo, ma ben presto si stancò e l'aquila lo raggiunse. Lo scricciolo, molto furbescamente, si appoggiò sul dorso dell'aquila e si fece trasportare ancora più in alto. A quel punto scattò verso il cielo e vinse. Un'altra leggenda molto antica e diffusa prevalentemente in Irlanda, è legata al giorno di Santo Stefano (Wren's day in inglese) e racconta che lo scricciolo (in inglese Wren) con il suo forte canto rivelò ai soldati romani il rifugio di S. Stefano, che fu catturato e martirizzato. Un tempo l'uccellino veniva sacrificato e appeso ad un ramo di agrifoglio.

  • Troglodytes troglodytes
  • scricciolo inanellato
  • scricciolo con l'imbeccata
  • Troglodytes troglodytes
  • scricciolo
  • scricciolo giovane
  • scricciolo al canto
  • scricciolo d'inverno
  • scricciolo d'inverno
  • scricciolo inanellato
  • Troglodytes troglodytes
  • Troglodytes troglodytes

Gheppio

 I gheppi sono dei piccoli uccelli rapaci del genere Falco. Sono diffusi in tutti i continenti eccetto l'Antartide, e si distinguono per il modo di volteggiare con le loro eleganti ali a ventaglio mentre scrutano il suolo in cerca di preda. Tutti i maschi hanno piumaggio castano e grigio con macchie nere, mentre le femmine sono di color bruno-rossastro chiaro con striature nere.

Biologia

I gheppi nidificano e vivono nelle zone boschive, ma cacciano in aperta campagna. Stanno anche in città, sui tetti degli edifici più alti, nutrendosi principalmente di passeri domestici e di storni. Oltre a volteggiare, i gheppi si posano sui rami, sui cespugli, sui muri delle case, sui pali oppure sui cavi del telegrafo, e da questi punti strategici si lanciano in picchiata sulla preda. Mentre sono in volo con la testa eretta e la coda aperta a ventaglio leggermente piegata verso il basso chiamata dello “spirito santo”, possono virare su un fianco per raggiungere nuove posizioni oppure si posano al suolo per poi riprendere il volo verso un nuovo posto di osservazione. Nel loro volo in linea retta alternano le planate con qualche rapido battito d'ali. Il loro richiamo è un forte «ki-ki-ki». I gheppi si cibano di topi e altri roditori, di piccoli uccelli, insetti e lombrichi che, eccetto per le due specie africane più comuni (il gheppio maggiore e il gheppio volpino), costituiscono la loro alimentazione tipica. I principali insetti catturati sono grandi coleotteri, falene e cavallette. La quantità di cibo ingerito varia con la stagione e con la ricchezza del luogo. Ad esempio, non è raro che i gheppi passino un'ora o più volteggiando su un campo, posandosi di tanto in tanto a terra, per mangiare solo farfalle o falene; oppure passino lunghi periodi di tempo a lanciarsi da un palo per catturare semplicemente dei lombrichi. I gheppi si nutrono anche di carogne, le carcasse dei grandi uccelli per esempio, e si sono visti gheppi americani ed europei sottrarre brandelli di carne e cibo agli altri uccelli. Derubano anche gli altri rapaci: uno di questi falchi è stato visto volare verso un gufo che trasportava un roditore, passargli sotto capovolto, strappargli la preda con gli artigli, e fuggire.

Riproduzione

Il corteggiamento, che avviene a fine marzo o ai primi d'aprile, consiste in una serie di volteggiamenti che il maschio compie attorno alla femmina appollaiata. Nel corso di queste evoluzioni, esegue tre o quattro battiti d'ali, seguiti da una planata e ripetuti come un rito; tutto questo sempre accompagnato dal suo richiamo «ki-ki-ki». Tutte le volte che si avvicina alla femmina, non le si accosta ma le ronza intorno, poi, interrompendo la sua discesa, si rialza in volo bruscamente e riprende a volteggiare. A volte anche la femmina si innalza in volo mentre il maschio continua le sue esibizioni. I gheppi non costruiscono un nido proprio, e le loro 4-6 uova bianche macchiate di rosso-bruno sono deposte a intervalli di due giorni nei nidi abbandonati di grandi uccelli come le cornacchie, nelle crepe dei muri delle case, nei cornicioni, in luoghi scoscesi o nelle cavità degli alberi. Generalmente è la femmina che cova, mentre il maschio provvede al cibo, anche se talvolta si scambiano le mansioni. La schiusa avviene dopo un mese ed i piccoli continuano ad essere imbeccati dalla madre mentre il maschio procura il nutrimento. I giovani sono in grado di volare dopo circa quattro settimane, ma continuano ugualmente ad essere alimentati per un altro po' di tempo. Quando lasciano definitivamente il nido, questo è letteralmente ricolmo di pallottoline rigurgitate.

  • gheppio femmina in volo
  • gheppio - lotta fra maschi
  • falco tinnunculus maschio
  • gheppio
  • gheppio in stallo
  • gheppio in accoppiamento

Caprimulgus europaeus


Il succiacapre o caprimulgo europeo (Caprimulgus europaeus LINNAEUS, 1758) è, insieme al Caprimulgus ruficollis l'unico rappresentante europeo della famiglia Caprimulgidae.
La specie è suddivisa in 6 sottospecie tra le quali si trovano in Europa la forma denominata C. e. europaeus e la sottospecie originaria dell'Europa meridionale C. e. meridionalis. Gli altri terreni di diffusione del genere sono l'Africa Nord-Occidentale, le zone temperate fino alle zone subtropicali dell'Asia fino al Lago Baikal, l'India nord-occidentale e la Mongolia. In Asia orientale questa specie non è presente. Il genere caprimulgus viene rappresentato in quelle zone dal Dschungel-Nachtschwalbe (C.indicus), una specie molto vicina al succiacapre.


Aspetto


Il succiacapre è un uccello lungo, delle dimensioni di un usignolo maggiore, con una testa grande, piatta e molto corta ma un becco molto largo circondato da una peluria (le filopiume che servono alla cattura degli insetti in volo) distaccantesi dalla base del becco. Le zampine corte con il loro dito medio allungato sono quasi invisibili nel corso di un'osservazione da campo. Il piumaggio è di colore grigio scuro clorofilliano con striature più chiare e chiazze più scure. Le ali sono eccezionalmente lunghe tuttavia anche piuttosto strette; nell'ultimo terzo della parte inferiore delle ali appare una striatura bianca, persino le ali pilota esterne della lunga coda sono bianche mentre quelle centrali sono di colore scuro nero e marrone. Nelle femmine quasi dello stesso peso e della stessa dimensione mancano le caratteristiche distintive alle ali e alla coda. Durante il volo l'uccello appare significativamente più grosso e d'aspetto falchiforme. Le differenze tra le sottospecie non sono così evidenti. Per riassumere si può dire che le specie del sud e del sud-est sono un po' più piccole e più chiare nella colorazione del piumaggio e meno ricche di contrasto. Le sottospecie dell'Asia centrale assomigliano molto invece alla forma nominale.
Voce
La presenza della specie territoriale nel terreno di cova viene constatata soprattutto dal suo canto. Annunciato perlopiù da un'elevata attesa canora, può essere paragonato nel migliore dei modi con il rumore di un motorino in lontananza; canta per ore quasi ininterrottamente al crepuscolo e di notte. Questo crepitio variabile per altezza delle note e per intensità di timbro in caso di grande agitazione da un quoorrooorrrorrr... ad un erreeerreerrreerrreeerr... Se si interrompe improvvisamente si possono udire a volte anche dei diiieüüh molto tirati e a volte molto alti e percepire dei battiti di ali molto forti. Si possono sentire anche dei battiti di becco soprattutto durante la caccia agli insetti.

Distribuzione
Le sottospecie locali depongono le uova in tutta Europa ad eccezione dell'Islanda, della Scozia, del Portogallo meridionale e del Peloponneso. La specie è rappresentata anche nella maggior parte delle isole del Mediterraneo. In Scandinavia è popolato solo il sud. In Europa Centrale è un uccello raro diffuso a macchia di leopardo, spesso lo si trova sia in Spagna che negli stati dell'Europa dell'Est.
• europaeus: La forma denominata cova le uova nelle regioni poste più a nord dei terreni sopraccitati. Ad est i loro terreni di cova si estendono fino all'Asia centrale, fino al corso superiore dello Jenisej.
• meridionalis: La diffusione di questa sottospecie si trova a sud e comincia in Spagna e nel Maghreb, comprende l'Europa meridionale incluse la maggior parte delle isole del mediterraneo e arriva fino al Caucaso e al Mar Caspio attraverso il territorio del Mar Nero.
• Altre quattro sottospecie  sono presenti dal Kazakistan alla Mongolia nord-occidentale.


Habitat


Le strutture dell'habitat del succiacapre sono molto varie, tuttavia sono sempre ambienti aperti, asciutti e dal clima temperato con un'offerta sufficiente di insetti volanti notturni. In Europa i suoi ambienti preferiti sono le brughiere e le praterie asciutte, ama abitare anche lecceti leggeri e sabbiosi con grandi superfici aperte, in zone soggette a disboscamento come in territori soggetti all'azione del vento. Compare inoltre anche in zone aperte rocciose e sabbiose della macchia mediterranea, occasionalmente anche in zone di dune poco folte. Nell'Europa centrale le zone vitali secondarie come i poligoni di tiro militari o le superfici minerarie a cielo aperto mostrano le più grandi densità di esemplari. Generalmente il succiacapre è una specie che preferisce abitare gli avvallamenti e che tuttavia cova fin nell'ambiente subalpino in caso di offerta alimentare favorevole. Nei territori di diffusione asiatici la specie è regolarmente avvistata a 3000 m di altezza, nei terreni di svernamento addirittura ai margini del confine della neve a 5000 metri di altezza. Per quanto siano soddisfatte le richieste fondamentali che la specie sistema sul luogo di covata, il succiacapre non evita la vicinanza dell'uomo. I territori marginali di piccoli insediamenti sembrano avere addirittura una particolare attrattività.


Nutrimento e comportamento di caccia


Sebbene il succiacapre si orienti evidentemente soltanto con gli occhi, è attivo sia nei territori di svernamento che di cova ed è attivo di notte e al tramonto. Il giorno, l'uccello lo passa sul terreno, spesso anche con testa e zampe ritratte spostandosi sui rami in lunghezza. Nella parte finale del volo atterra su un albero come un picchio muratore direttamente al tronco e non come altri uccelli su un ramo.
Il nutrimento del succiacapre è fatto di insetti volanti più disparati, tra i quali vengono preferite le specie di insetti più grandi e dalla pelle leggera (p.e. falene). La preda viene catturata perlopiù in volo, più raramente cacciando da fermo come capita per esempio con i muscicapidi applicando metodi di caccia aerea diversi, dal volo di ricerca svolazzante e oscillante fino al volo di caccia falchiforme e lacerante. A volte stalla in "spirito santo". Poco prima di aver raggiunto la preda il succiacapre strappa il suo becco profondamente scisso che costituisce una cattura così efficace.


Biologia della covata


Il succiacapre conduce un legame con un partner di covata stagionale. Perlopiù la specie cova soltanto una volta all'anno, tuttavia se si giunge ad una seconda covata si tratta quasi sempre di una Schachtelbrut. Le due uova vengono deposte senza alcuna attività di nidificazione su un sottosuolo privo di vegetazione e asciutto e covato quasi esclusivamente dalla femmina per circa 18 giorni. Il periodo di cova mentre uno dei due genitori nutre la prole dura meno di 20 giorni. Le seconde covate vengono coadiuvate non raramente da un maschio non accoppiato che viene tollerato dall'occupante del territorio. Gli uccelli giovani se ne vanno perlopiù senza particolari voli di dispersione in direzione del territorio di sviluppo puberale dopo la propria autonomizzazione.


Migrazione


Nel suo intero territorio di sviluppo il succiacapre è un uccello migratore obbligato che emigra nella maggior parte dei casi solo (più raramente in piccole comunità di volo). È un migratore di fronte ampio e perciò oltrepassa le Alpi, il Mediterraneo e il Sahara, oppure i territori stepposi e desertici dell'Asia centrale senza strategie di deviazione. Gli uccelli europei abbandonano i loro terreni di covata soprattutto a settembre, gli uccelli giovani poco dopo essere diventati volucri.
I territori di svernamento principali vanno dal Sudan meridionale e si estendono fino al Sudafrica, potendo visitare biotopi e livelli di altitudine più diversi, purché ci siano a disposizione abbastanza superfici aperte per la caccia. Anche nell'Africa occidentale si incontrano succiacapre a partire dal Sahel meridionale verso sud fino al golfo di Guinea, tuttavia in misura minore. Anche le sottospecie asiatiche sembrano preferire i territori di svernamento in Africa meridionale e orientale. Un piccolo numero di uccelli della Siberia orientale sverna già nell'India nord-occidentale o nel Pakistan nordorientale.
Nel terreno di cova i primi succiacapre non giungono prima di metà aprile e la maggior parte ritorna nel proprio luogo originario solo nella prima o nella seconda decade di maggio.


Sviluppo delle popolazioni


Come per altri cacciatori di insetti (p.e. il Rötelfalke o il Blauracke o diverse specie di strangolatori) le popolazioni di succiacapre sono fortemente diminuite in ampie parti d'Europa. Per questo nei terreni di cova sono responsabili soprattutto la distruzione degli habitat e l'ulteriore impiego di pesticidi: ma anche nei territori di svernamento il crescente impiego di pesticidi sembra avere un effetto ampiamente dannoso. In alcune regioni si presenta tuttavia soprattutto negli ultimi anni un rilassamento significativo dovuto allo sfruttamento di ambienti vitali secondari. A livello europeo la specie è stata classificata come D (declining). In Germania, Svizzera, Olanda, Repubblica Ceca e Austria il succiacapre appare sulla Lista rossa delle specie in pericolo.


Denominazione


Il nome strano di questo uccello che compare in alcune lingue (p.es. ted., Ziegenmelker) si rifà ad un'antica tradizione popolare per cui si ritiene che l'uccello succhi dalle mammelle degli animali al pascolo. Questa opinione può essere nata dal fatto che vicino a capre, vacche e pecore si vedevano spesso volare succiacapre quando si spingevano gli animali nelle stalle. La presenza degli uccelli tuttavia non ha niente a che fare con il latte degli animali, ma con gli insetti che succhiano il sangue che questi attirano.


Particolari adattamenti


Come i picchi a loro imparentati i succiacapre possono cadere in una condizione di ipotermia in caso di mancanza prolungata di nutrimento. Questo sonno provocato dalla fame finalizzato al risparmio di energia viene scatenato sempre dalla mancanza di cibo e quindi quando subentra una perdita di peso. Alcuni parenti nordamericani, come ad es. il Poorwill, Phalaenoptilus nutalli, hanno sviluppato quest'adattamento in modo che si può parlare di una condizione simile al letargo.

  • succiacapre
  • Caprimulgus europaeus
  • nido succiacapre
  • succiacapre
  • succiacapre supermimetico
  • succiacapre
  • mimetismo succiacapre
  • Caprimulgus europaeus
  • due succiacapre
  • succiacapre
  • succiacapre in volo
  • succiacapre
  • uova di succiacapre

Garrulus glandarius

La ghiandaia (Garrulus glandarius, Linnaeus 1758) appartiene alla famiglia dei Corvidi (Corvidae).

Caratteristiche

La lunghezza corporea ammonta a 34 cm, la sua ampiezza alare a 53 cm e il suo peso a 170 g. Il piumaggio è marrone rosso, le penne delle ali sono blu chiare e contornate di nero. Il suo dorso bianco diventa visibile particolarmente in volo. Vola solitario o in piccoli gruppi a grande distanza l'uno dall'altro, non in stormi ed è in grado di coprire grandi distanze in volo. Il suo richiamo frequente è uno stridio gracido e inaudibile. Il suo richiamo più comune è dchää, dchää, a volte si può anche udire un piüü simile al bussardo. Altrimenti il suo canto è un chiacchiericcio sommesso. La ghiandaia è in grado di imitare le voci degli uccelli canori o altri rumori. Se gli uomini gli si avvicinano nella foresta, fa sentire alto il suo grido. Durante il volo il suo richiamo non è udibile. Esistono due sottospecie: Garrulus g. cervicalis di Tunisia e Algeria, e Garrulus g. atricapillus presente in Crimea, Turchia e Tunisia.

Nutrimento

La sua dieta è composta da uova d'uccello, cuccioli, topi, grandi insetti e larve. Arricchisce la sua dieta anche con nutrimenti vegetali quali ghiande, noci, fagioli, piselli, patate, mele, fichi, bacche e cereali. In inverno raccoglie ghiande, fagioli, noci e castagne e nasconde le sue provviste nella corteccia degli alberi, nei ceppi o nel suolo del sottobosco. Grazie alla conservazione delle provviste in certi luoghi di raccolta è in grado per tutto l'anno di mangiare il suo cibo preferito, le ghiande.

Distribuzione

La ghiandaia si trova in Europa, in Africa e in Asia, in particolare nella Repubblica popolare cinese fino in Giappone. Dal punto di vista biogeografico questo biotopo viene annoverato alla regione paleartica. La ghiandaia vive nelle foreste, prevalentemente in foreste cedue e miste, ma anche in foreste sempreverdi. Inoltre si può trovare in giardini e parchi vicini alle foreste. Il suo areale è grande circa 25 ettari. In particolare quando sono carenti di cibo le popolazioni dei territori rigidi climaticamente emigrano verso territori più miti. Ecco che qui le ghiandaie si trovano anche in grandi gruppi.

Cura della covata

All'inizio d'aprile costruisce tra i rami degli alberi della foresta il suo nido piatto, non molto alto rispetto al terreno, di solito ad un'altezza di 2 metri. Viene preparato con sterpi, rami e fili di fieno. All'interno costruisce perlopiù con radici sottili, muschio e materiale simile. La femmina depone dalle 5-7 uova grigiastre, dalle macchie marroni, il periodo di cova va dalla fine di aprile a giugno e dura 16 - 17 giorni. Le femmine e i maschi si danno il cambio durante la cova. Le ghiandaie sono molto caute durante la cova. Dopo l'uscita dei piccoli dall'uovo questi restano nel nido per 19-20 giorni. Covano solo una volta all'anno.

  • ghiandaia in volo
  • Garrulus glandarius
  • ghiandaia con ghianda
  • Garrulus glandarius
  • Garrulus glandarius
  • Garrulus glandarius
  • ghiandaia
  • ghiandaia
  • ghiandaia
  • penne di ghiandaia

Sylvia atricapilla

La capinera (Sylvia atricapilla, Linnaeus 1758) è un Silvide diffuso e comune che vive nell'Europa settentrionale temperata.

DESCRIZIONE

Questo piccolo passeriforme lungo circa 13,5 cm. è un uccello stanziale e quelli della fascia settentrionale e centrale svernano in Europa meridionale e in Africa settentrionale dove sono presenti anche popolazioni locali. È più paffuto della maggior parte dei silvidi, in parte perché si nutre di piccole bacche come anche della dieta di insetti più comune per i silvidi. Tra le popolazioni locali europee, è degna di attenzioni la sottospecie Sylvia a. heineken che è diffusa nella Penisola Iberica, Madeira, Canarie, Marocco, Algeria; differisce dalla nostrana Sylvia a. atricapilla per le minori dimensioni, e per il piumaggio più scuro. Uno sviluppo interessante negli anni recenti è l'abitudine di un certo numero di uccelli dell'Europa centrale di svernare nei giardini dell'Inghilterra meridionale e della Scandinavia. Probabilmente la disponibilità di cibo e l'evitare la migrazione attraverso le Alpi compensano il clima sub-ottimale. Inoltre un articolo nella rivista Science riporta che gli uccelli che svernano in Inghilterra tendono ad accoppiarsi solo l'un l'altro. Gli autori suggeriscono che la divisione della popolazione in diverse rotte migratorie è stato il primo passo verso l'evoluzione di specie distinte.

HABITAT

È un uccello che predilige gli ambienti boschivi ombrosi provvisti di spiazzi con una copertura del terreno di sottobosco, siepi fitte, cespugli ed alberi con frutti per l’alimentazione ; per l'annidamento invece preferisce i sambuchi, caprifogli, sempreverdi ecc.. Il nido viene costruito in arbusti bassi e vengono deposte dalle 3 alle 6 uova. È un silvide robusto, principalmente dal piumaggio grigio. Sebbene molti silvidi siano identici nel sesso, diverse specie del genere Sylvia hanno piumaggi diversi per maschio e femmina. Il maschio ha un capo nero mentre la femmina lo ha marrone chiaro, ambedue i colori arrivano al livello dell’occhio. Il canto è un chiacchiericcio piacevole che consiste in un enfatico tac tac rapidamente ripetuto quando l’uccello è allarmato, ed un aspro ciarrrr , il canto èè un gorgeggio molto ricco, più variato, ma meno sostenuto di quello del beccafico con alcune note più sonore simili a quelle di una merlo.

  • capinera femmina
  • Capinera femmina
  • Capinera maschio
  • capinera maschio
  • Sylvia atricapilla
  • Nidiacei capinera
  • Capinera
  • Capinera
  • Capinera
  • Capinera femmina
  • Capinera femmina giovane
  • Capinere